“(…) [C’è] anche la proiezione dell’<io> come vero e proprio spettro di identità. Fratello e omologo dell’ Uno nessuno e centomila pirandelliano. (…). Come anche la passione civile del protagonista che vuole, tra l’altro, richiamare ancora una volta l’attenzione sulla non risolta <questione meridionale>. Un’opera complessa che, pur strutturata su piani differenziati, trova un equilibrio esemplare tra la sapiente costruzione narrativa e le strategie di stile: prima fra tutte l’appropriata armonizzazione tra l’abile strutturazione dei dialoghi e la capacità di gestire la difficile tecnica del monologo interiore”.
Roma, hotel Portamaggiore, 31 marzo 2007 |
Nota editoriale
“Equazione a una incognita”
(editrice Prova d’Autore, Catania, pagg. 188, euro 10,00)
“Equazione a una incognita”, che si avvale degli eccellenti disegni (copertina ed interni) della pittrice Franca Faccin di Oderzo (TV), è un romanzo ambientato nel 1985. La storia si svolge quasi interamente sopra un treno che, in un pomeriggio di ottobre, parte da Messina alla volta di Torino. Già sulla nave traghetto, tra l’immagine della città che si allontana e l’ineluttabilità e l’indifferenza degli elementi della natura che tornano e non cambiano, il protagonista della storia, il sig. C., si sente interessato da una presenza che gli è totalmente estranea.
Il viaggio si trasforma così in un’avventura al centro della quale il Nostro, nel deserto di una solitudine inimmaginabile, deve combattere una battaglia immane contro la paura per non lasciarsi sopraffare da pericoli che sembrano pronti a colpirlo ad ogni momento.
“Equazione a una incognita”, ottimamente narrato, è un romanzo introspettivo con profonde analisi psicologiche che costringono chi legge ad una riconsiderazione di tante “certezze” e al riesame del rapporto con sé stesso condizionato spesso da coincidenze che possono indirizzare il corso della nostra vita.
Carmelo Duro, in una fase della vita sociale (e anche politica), quella degli anni Ottanta, fa una rigorosa analisi incalzante del nostro io e delle nostre debolezze umane senza esitazioni e senza compiacenze.
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