Sito di Carmelo Duro, giornalista e scrittore siciliano. 

 


"  Lampare spente "


Impressioni sul romanzo “Lampare spente” di Carmelo Duro

Il romanzo apparentemente monotematico sulla vita quotidiana vissuta da una piccola comunità di pescatori, in realtà affronta molteplici interessanti aspetti.
Il vicolo è lo spazio di un’umanità primordiale generosa che condivide i valori degli affetti e della solidarietà. In esso affiora un mondo di fatiche e di sentimenti che tu, caro Carmelo hai fatto bene a consegnare alla memoria.
Ancora pochi anni e quel mondo di vicinanza spirituale sarà destinato a scomparire nel momento in cui nelle case fanno la loro comparsa la televisione, l’automobile, gli elettrodomestici.
Il filo conduttore è la quotidianità cruda, imposta dalla precarietà del dopo guerra  che afferma personaggi laboriosi: uomini e donne consapevoli che ogni bene, misurato e sofferto, è sacro e, come tale, va difeso.
La sacralità e la difesa di ciò che si possiede includono anche il piano impalpabile e oscuro dei sentimenti, sempre celati, mai espressi. Raramente e a fatica questi si fanno strada vincendo il peso delle tradizioni e delle chiusure mentali. Esse troveranno una, via di fuga solo alla luce del dolore e dell’assenza.
Protagonista indiscusso del romanzo è dunque il vicolo in cui si snoda la vicenda personale di Ciccina e del marito Santo, vicenda che coinvolge tutto il vicinato la cui solidarietà affonda nel buon senso e nell’istintiva generosità.
Una particolare sottolineatura, mi sembra la meritano le donne, che appaiono fedeli ai principi, forti nel sacrificio fino al dono di sé, depositarie di buon senso  e rispettose di quelle regole non scritte che governano il microcosmo del vicinato.
L’ universo maschile trova il culmine nel nel riscatto finale di Santo, personaggio fortemente legato al modus viventi del padre padrone. Egli è tuttavia capace di autoanalisi introspettiva che gli consente attraverso un personale processo auto-processo accusatorio di fare chiarezza di quei doveri e diritti a lungo disattesi perché camuffati dalla fierezza e dall’orgoglio siciliano.
Sarà come spesso accade, la porta stretta del dolore a indicargli la via della redenzione e della catarsi.
Bel romanzo, calato senza finzioni in un’epoca tanto lontana quanto a noi vicina per magia. Ma forse sono di parte!

Marisa Sturiale
                                                                                                  
Taormina, li 3 gennaio 2010

 


 

 


Libri

Prima edizione 1987

Seconda edizione 1995

Seconda edizione 1995
Prima ristampa 1999