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" Lampare
spente " |
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I pescatori tornano a riva,
le lampare ormai spente, e si riappropriano della
terraferma; si gettano alle spalle le insidie del mare,
un po' fratello, un po' nemico, e si tuffano nella
sicurezza del loro vicolo, confortante grembo
materno.... (Carmelo Duro) |
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(...) Carmelo Duro: ha
scelto il suo mare, un paese di mare, i pescatori, lui
che fino ad ora aveva descritto luoghi e storie di
diversa connotazione. Bisogna dire che a questo suo
"piccolo mondo antico" l'aleggiare delle
vicine brezze del mare verghiano rende un buon
servizio(...) Melo Freni |
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(...) Una ricostruzione
minuziosa del modus vivendi della Sicilia degli
anni '50, quasi in chiave neorealistica, impreziosisce
la narrazione che diventa uno scorcio di vita vera, una
piccola finestra su una comunità di pescatori che
consumano da anni lo stesso rituale quotidiano. E' un
mondo fatto di lavoro e di sacrifici, di rispetto per le
persone più rappresentative e di senso del dovere, di
accettazione quasi fatalistica dei ruoli imposti dalle
convenzioni sociali. Ma un tratto rimane sempre
costante: è la dignità della povera gente che affronta
le congiunture con spirito stoico, cercando di
sconfiggerle, ma finendo per accettarle come un male
inevitabile(...) Cristina Arizzi |
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(...) A
proposito di questo romanzo dal titolo ossimorico si
è parlato a ragion veduta del Verismo verghiano e
del neorealismo cinematografico ma, a mio avviso, “Lampare spente” è di più. È
una storia moderna, al di là delle apparenze e dell’ambientazione.
Ci trasporta sì negli anni della miseria
postbellica, ricostruendo pedissequamente attività
lavorative e svaghi infantili di una comunità di
pescatori di Marina di Vigoria, ma lo fa
raccontandoci una vicenda umana, dolorosamente umana
e, soprattutto, una tragedia intima, familiare,
proposta con singolare sensibilità ed introspezione
psicologica.(...) Mara Di Maura |
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Il Romanzo "Lampare
spente" ha vinto il premio letterario "Il
Convivio |
Motivazione
del premio |
“Ambientato
in una Sicilia degli anni ’50, in cui permane
ancora una situazione sociologica ed economica
di sottosviluppo, o diremmo meglio di
sopravvivenza, il romanzo narra una storia
minimalista, nel senso che i protagonisti
appartengono appunto a quel mondo povero e
diseredato del proletariato rurale, e la stessa
trattazione conserva, nello stile e nelle
atmosfere, gli echi < veristici > che
furono di Capuana e di Verga. (…) Aprima vista
parrebbe una storia fuori dal tempo, dominata
com’è la letteratura di oggi dalla più
aleatoria fantasia, (…) invece grazie anche ad
una narrazione fluida ed accattivante – e in
ciò non possiamo non rimarcare la grande
capacità narrante e la padronanza stilistica
dell’autore – con echi, come dicevamo da
atmosfere < veristiche > e
socio-storiografiche, il libro ci si offre come
un piccolo capolavoro narrativo, che a ben
ragione può stare accanto ai < grandi >
libri della nostra letteratura”.
Giovanni
Di Girolamo
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